Dislivello in salita: 950 m circa la variante “a”; 1000 m circa la variante “b”.
Dislivello in discesa: 950 m circa la variante “a”; 1000 m circa la variante “b”.
Tempo di percorrenza: 5-6 ore la variante “a”; 5.30-6.30 ore la variante “b”.
È un interessantissimo percorso ad anello, panoramico e poco faticoso, che traversa in quota la bastionata rocciosa sul fianco destro idrografico della Valle di Traversiera. Lungo il cammino s’incontrano numerosi resti di bunker e postazioni militari risalenti al Vallo Alpino. Se si segue la variante “b”, un po’ di attenzione è richiesta nell’aggiramento del torrione roccioso tra il Monte Freide e la Costa Fissela.
Accesso stradale: da Cuneo, da Saluzzo o da Savigliano si va Dronero, poi si rimonta la Val Máira superando Acceglio e arrivando alla piccola frazione Villar. Subito dopo le case si abbandona la strada di fondovalle, per prendere a destra una stretta diramazione che sale alle frazioni Lausètto e Colombata, poi entra nel profondo Vallone Mollasco. Qui la strada diventa sterrata, tuttavia con fondo buono: transita presso il poggio erboso dove sorgono le Grange Merletto (fontana) poi raggiunge la Cappella della Madonna delle Grazie (7 km circa da Villar). A sinistra della strada c’è un piccolo spiazzo per 4-5 autovetture.
Itinerario: dalla Cappella della Madonna delle Grazie (1990 m), si continua sulla larga sterrata, che procede a mezzacosta, quasi in piano, nell’ampia ed erbosa Valle di Traversiera. Superate le Grange Chiapusso (2021 m), interamente ristrutturate, la strada punta verso il centro del vallone, dove una breve bastionata è incisa da una forra del torrente. Si lascia a destra la diramazione che sale alle vicine Grange Giacomardo e, superato il rio su un bel ponte in pietra (2035 m), si prende quota con un lungo tornante. Presso un ometto di pietre (2150 m circa) si trascura la poco evidente traccia per il Colle di Rui che si seguirà in discesa. Proseguendo sulla strada si guadagna il soprastante ripiano erboso dove sorgono le ristrutturate Grange Morletto (2232 m).
Sullo sfondo del vastissimo ripiano pascolivo appaiono le arcigne pareti rocciose del Monte Albrage e del Monte Frèide, mentre sulla sinistra incombono i chiari dirupi del Monte Cervèt. A destra, ripidi valloni erbosi s’innalzano fino alla cima del tondeggiante Monte Faraut (3042 m). Fin qui, volendo, è possibile salire in automobile, poiché il fondo stradale è abbastanza buono.
Trascurato a sinistra un’altro sentiero diretto al Colle di Rui, si prosegue sulla carrareccia, che dirama ancora un breve tronco a sinistra per una soprastante cava abbandonata, ed uno a destra per il vicino Gias Traversiera (2358 m) posto al centro dell’avvallamento. Raggiunti i grandi dossi erbosi alla testata della valle, a quota 2490 circa si prende a sinistra una mulattiera che sale molto più direttamente della strada, tenendosi sul versante destro idrografico, fino a congiungersi nuovamente con la carrareccia poco sotto il valico della Colletta (2830 m; 2.20-2.40 ore dalla Madonna delle Grazie).
È un’ampia depressione sullo spartiacque tra Máira e Varáita, tra il Monte Bellino e il Buc Faraut. Sul versante che guarda la Val Varáita si trova una piccola stazione meteorologica. Dal valico, seguendo la sterrata verso destra, dopo poche centinaia di metri si arriva al cosiddetto Rifugio Carmagnola (o Capanna Carmagnola, 2843 m): un’ex caserma che era stata trasformata in rifugio dalla Sottosezione di Carmagnola del CAI, che poi l’ha dismesso nel 2010.
Dalla Colletta si dipartono vari sentieri: si trascurano i due che scendono verso Sant’Anna di Bellino e anche quello che taglia il versante nord del Monte Bellino in direzione del colle omonimo. Si gira invece a sinistra per imboccare la mulattiera che si sviluppa a mezzacosta con piccoli saliscendi sul fianco orientale del Monte Bellino. Si lascia a destra la traccia che sale in cima alla montagna e, continuando a mezzacosta si arriva pochi metri sotto il Colle di Traversiera (2854 m).
Si tratta di una sella detritica tra il Monte Bellino e il Monte Albrage, sullo spartiacque tra la Valle di Traversiera e quella del Maurin. Vi si trovano ruderi di opere militari.
Il sentiero si abbassa in diagonale lungo un pendio che alterna tratti erbosi ad altri detritici, poi taglia le pietraie sotto l’incombente parete est del Monte Albrage. Passati sopra alcuni spuntoni, si prosegue per un tratto a mezzacosta, poi si deve contornare un altro spuntone: con due tornanti su esile sentierino si arriva pochi metri sotto il Colle della Val Fissela (2872 m).
Sul colle, raggiungibile con una brevissima salita fra i detriti, passa l’itinerario che sale sul Monte Albrage dalla Valle del Maurin. Curiosamente, la Val Fissela a cui è riferito il toponimo non fa capo a questa insellatura, ma ai poco più meridionali colli di Rui e del Lausèt: è possibile che tale incongruenza sia derivata da un errore di qualche antico cartografo.
Il sentierino prosegue verso sud tagliando un ripido pendio terroso, poi, superando un colletto tra un dossone detritico e uno spuntone roccioso, entra nella Val Fissela. Traversando a destra si raggiunge in breve il Passo di Lausèt (2889 m, 0.50-1 ora dalla Colletta).
È un’ampia sella detritica, aperta tra la Quota 2912 e il Monte Freide: pone in comunicazione la Val Fissela (Valle di Traversiera) con il Vallone di Marin (Valle del Maurin). Presso la linea di valico, sul lato della Val Fissela, sorgono numerosi resti di baraccamenti militari di varie epoche; su un ripiano erboso una cinquantina di metri sotto il colle si trovano invece i ruderi di una capace casermetta. Il toponimo Lausèt, dal provenzale làuso, è sinonimo di lastre di pietra.
Dal passo si presentano due possibilità:
a) La via più diretta: percorre l’ottima mulattiera ex militare che si abbassa alla testata dell’arida e detritica Val Fissela e, con numerosi tornanti, va a congiungersi a 2680 m circa con la mulattiera proveniente dal vicino Colle di Rui.
b) Più impegnativa ma più panoramica: dal passo si segue la traccia che rimonta la detritica cresta nord del Monte Freide, mantenendosi pochi metri sul versante della Val Fissela, erboso e non troppo ripido. Giunti all’altezza del corno roccioso terminale, si continua sulla traccia ben marcata che traversa con piccoli saliscendi poco sotto la cresta.
Dalla base del corno roccioso terminale, salendo a destra per un breve tratto gradinato (ometto) si guadagna la forcellina tra le due cime del Monte Freide: a sinistra si può raggiungere l’aerea Cima Sud, che precipita con una balza verticale verso la Valle del Maurin, mentre a destra, traversando al sommo di un ripido canalino detritico (pochi metri, terreno friabile, EE) si arriva sulla Cima Nord del Monte Freide (2950 m, ometto di pietre), punto culminante, che offre uno spettacolare panorama sulle cime circostanti, fino al Monviso ed ai ghiacciai del Delfinato. Il toponimo Freide deriva molto probabilmente dal piemontese freid “freddo”.
Con facile e poco faticoso percorso la traccia aggira alcuni speroni rocciosi, portandosi ai piedi di un imponente torrione, già ben visibile dal Passo di Lausèt.
Questo punto si può raggiungere anche direttamente dalla sommità del Monte Freide, seguendo l’aerea cresta per una traccia di sentiero che sfrutta i passaggi più agevoli fra le rocce (qualche punto un po’ esposto, terreno a tratti friabile, EE/F).
Il sentierino traversa orizzontalmente alla base del torrione sul lato della Val Fissela, sfruttando una cengia esposta e, in un punto, leggermente aggettante (attenzione, EE). Oltre questo passaggio si sale leggermente e si raggiunge la cresta: superato un primo basso gradino roccioso per una rampa di blocchi (ometto), si rimonta un secondo tratto roccioso fino alla sommità della Costa Fissela (2900 m, ometto). Di qui, per evidenti tracce si scende ripidamente verso sud (attenzione, a sinistra, al risalto che precipita sulla Val Fissela), si aggirano un paio di quote secondarie sul lato Vallone di Rui e, con un’ultima ripida discesa su terreno detritico, si arriva all’ampia sella del Colle di Rui (2709 m, 0.50-1 ora dal Passo di Lausèt, croce di legno).
Il Colle di Rui è un poco marcato intaglio compreso fra la Costa Fissela e il Monte Cervét. È il
valico più comodo e frequentato per il passaggio tra la Valle del Maurin e quella di Traversiera.
Il sentiero non transita nel punto di massima depressione, che si affaccia sulla Val Fissela con
un ripido canale roccioso, ma si mantiene un po’ più in alto, sulle erbose pendici della Costa
Fissela. Il toponimo rui è probabilmente la forma abbreviata di ruina, ad indicare una zona
franosa, rovinosa.
Dal colle è possibile salire su traccia, verso nord-ovest, fino sulla sommità della
Costa Fissela
(2900 m; 30 minuti, difficoltà E; vedi itinerario n. 66) e, verso sud-est, si può raggiungere la
cima del Monte Cervét (2981 m; 0.45-1 ora, difficoltà EE).
Dal colle si scende in Val Fissela e, ricongiuntisi con la variante “a”, si continua in discesa, aggirando imponenti archi morenici formati da un antico ghiacciaio, mantenendosi sulla sinistra idrografica del vallone. Sulla destra il sentiero è dominato dall’orrida parete nord-est del Monte Cervét. Più in basso i detriti lasciano il posto ai prati: dopo un primo piccolo ripiano, il sentiero discende con alcuni tornanti al vastissimo ripiano pascolivo denominato Pra Riondo, sovrastato da imponenti pareti. Il sentiero percorre il ripiano verso destra, fino al suo termine presso una strozzatura detritica. Oltrepassata la strozzatura, il sentiero scende sul fianco destro del vallone, fino al successivo ripiano con grossi massi (2300 m circa, risorgenze). Di qui si prosegue con un lungo mezzacosta verso destra, su aperti pendii erbosi, fino ad un costone che separa due vallette poco marcate. Scendendo in quella di sinistra per tracce poco evidenti (sbiaditi segnavia bianco-rossi) si raggiunge la carrareccia della Valle di Traversiera a quota 2150 m circa. Seguendo la strada verso destra in lieve discesa, si effettua un lunghissimo tornante poco a monte delle diroccate Grange Sarsa, poi si attraversa il torrente su un ponte in cemento (2035 m). Lasciate in alto a sinistra le Grange Giacomardo, si prosegue sulla carrareccia in lievissima discesa: si sfiora la Grangia Chiapusso e si giunge alla piccola, graziosa Cappella della Madonna delle Grazie (1990 m, 1.30-1.50 ore dal Colle di Rui).